Mia sorella/amica/mamma/amica dell’amica/cugina/etc si è fatta operare, ma poi le vene le sono tornate! Oppure: le stesse hanno fatto la scleroterapia, ma i capillari sono tornati!
Ha senso fare la scleroterapia o l’intervento se poi le vene/capillari si possono riformare?
OK…. andiamo per gradi: prima vediamo quanto può essere definitivo un trattamento e poi il perchè farlo.
Innanzitutto diciamo che molto raramente, esaminando un Paziente, ci si accorge che ha magari una vena malfunzionante, ma tutto il resto del sistema venoso è sostanzialmente perfetto.
Praticamente sono situazioni in cui il difetto è limitato a quella vena, ad esempio in conseguenza di un trauma, ma anche solo per un piccolo “difetto di fabbrica”. Questi sono i casi in cui la prognosi è favorevole: trattato il difetto, il Paziente non dovrebbe successivamente avere ulteriori significativi problemi di varici.
Nella stragrande maggioranza dei casi, tuttavia, non è così: già facendo l’esame si può individuare ad esempio un problema principale, ma spesso sono presenti tanti piccoli difetti (non importanti e quindi spesso non segnalati), che ci fanno capire che il/la Paziente è predisposto/a all’insufficienza venosa. In parole semplici i “piccoli difetti” (come probabilmente il problema principale) dipendono dal fatto che la parete delle sue vene o le sue valvole hanno una loro struttura, costruita in modo che le predispone a “sfiancarsi” più facilmente …e questo RIGUARDA TUTTE LE SUE VENE.
In conseguenza di questo, noi possiamo trattare il problema principale (ad es. una vena safena), ma qualche altra vena, nel tempo, “cederà” (l’unica cosa che il Paziente può fare è rallentare questa evoluzione con una calza adeguata).
Ovviamente un paziente che a 25 anni ha già grosse varici, avrà una evolutività maggiore rispetto a chi arriva ad un quadro simile a 50 anni: “grossolanamente” (MOLTO grossolanamente) possiamo dire che quest’ultimo ci ha impiegato esattamente il doppio del tempo e quindi, anche negli anni successivi all’intervento, la prognosi è migliore.
Le varici che compaiono a distanza di 1, 5, 10 o 20 anni dall’intervento vengono solitamente chiamate “recidive”, …ma non è proprio corretto come termine. Distinguiamo due tipi di recidive:
1. “nuove” varici (le più frequenti dopo intervento), che compaiono a distanza variabile dall’intervento (spesso anni dopo); quelle varici non sono vere e proprie recidive, semplicemente il Paziente è predisposto, NON E’ L’INTERVENTO LA CAUSA DI QUESTE VARICI. Se il Paziente non lo avesse fatto, comunque le varici presenti al momento dell’intervento sarebbero aumentate di calibro e numero(salvo una adeguata elastocompressione).
Queste NUOVE VARICI rappresentano una progressione della malattia: nessun trattamento può essere una soluzione definitiva, perchè nessun trattamento può modificare la genetica del Paziente e quindi la sua predisposizione.
2. Vere recidive: chiamo così le vene che si “riaprono” o riformano dopo essere state tolte. Ebbene sì …lì dove una vena safena viene tolta, se ne può riformare una nuova, solitamente anche più tortuosa della originale… per la precisione si chiama “neosafena”. E lì dove una vena viene “chiusa dall’interno” (con laser, radiofrequenza etc..) può ricanalizzarsi (tutta o parzialmente):
…e quindi IL PROBLEMA E’ PROPRIO LA STESSA VENA GIA’ TRATTATA (non nuova!).
Una volta si pensava che cìò dipendesse da un errore tecnico del chirurgo, ma successivamente, si è visto che può dipendere dalla/dal Paziente, che è predisposto ae neosafene o non risponde bene alle tecniche endovasali.
Mi è capitato di vedere una seconda neosafena in una Paziente già operata da chirurghi diversi, snella, nuotatrice, che portava con costanza una calza elastocompressiva…
Avete una neosafena (così l’hanno chiamata sul referto)? Si è riaperta una vena trattata con laser, o MOCA, o radiofrequenza etc…? Realisticamente parlando, nessuno può dirvi con certezza se è un errore del chirurgo o voi che siete predisposte… diffidate da chi è pronto a criticare subito l’operato altrui e naturalmente anche da chi vi promette di “sistemarvi le gambe una volta per tutte”…
In conclusione direi che l’atteggiamento più saggio è quello di affrontare i problemi mano a mano che si presentano …un po’ come si fa per “i denti”: nessuno si aspetta di curarsi una carie o due ed essere a posto per sempre… normalmente bisognerebbe farsi il proprio controllo all’anno (o di più nel caso delle vene) e sapere che di quando in quando ci sarà qualche piccolo lavoro da fare… senza lasciar correre troppo le cose, senza aspettarsi la soluzione definitiva.
Cosa potete fare nel frattempo, per limitare i danni?
PREVENZIONE PREVENZIONE PREVENZIONE
Come?
CALZA!
Quale?
…dipende..
…ma questo è un argomento al quale verranno dedicati parecchi altri articoli..